Sei alla ricerca di un luogo poco conosciuto, ma ricco di storia, tradizione e vita a Fano? Allora ti invitiamo a scoprire la zona più autentica del porto della città, ossia El Gugul: il luogo simbolo dei pescatori fanesi!
Il porto di Fano vanta una storia che risale all'epoca romana ed è sempre stato il cuore e il centro pulsante della Fano marinara. Nel corso del tempo, il mare e il porto-canale hanno segnato il destino e la storia della zona purtolota (del porto), che è sempre stata autonoma e indipendente dal resto della città. Nel tardo '700, i pescatori si trasferirono dal centro abitato alle due rive del porto, dando vita ad un quartiere fuori dalle mura, con tradizioni originali e un dialetto tipico, influenzato anche dalla frequentazione di altri porti dell'Adriatico. La comunità dei pescatori fanesi, chiamati i purtulòt, abitava rispettivamente nelle due file di casette ai lati del porto-canale, una detta soravent (sopravento) e l'altra sott’vent (sottovento), che spesso erano teatro di liti e di gare tra loro. Una comunità orgogliosa, ma, va detto, anche isolata e spesso rissosa, che è profondamente cambiata nel tempo, sia nelle abitudini che nei costumi e nei modi di lavorare.
Nella memoria collettiva legata alla pesca e al porto è rimasto vivo il ricordo di El Gugul (o cogollo), una rete-trappola che dà il nome alla piccola zona portuale. Il cogollo (gugullo) era una rete a forma di imbuto che terminava in una sacca senza uscita, che sbarrava le acque basse presso la riva e obbligava i pesci a entrare in una serie di camere di reti successive. Nei mesi di novembre e dicembre, questa rete veniva utilizzata per la pesca delle anguille, che venivano poi depositate vive nei burchi, una specie di imbarcazione con i fianchi forati immerse nelle acque, in attesa di essere vendute a Natale. Questo tipo di rete si poteva trovare anche al Lido, così come davanti alle foci dell'Arzilla e del Metauro. La zona di El Gugul si trova in Via Vincenzo Franceschini, in una strada più appartata rispetto alla passeggiata e alla vitalità del Lido e prende questo nome dalla sua forma a imbuto, simile a quella della rete-trappola. Oggi, le piccole case dei pescatori sono state restaurate e la via si caratterizza per un'esplosione di colori vivaci e decorazioni con immagini e oggetti legati alla storia e alla tradizione marinara, che ricoprono le facciate delle abitazioni.
L'atmosfera di amicizia e accoglienza è palpabile tra noi fanesi, è qualcosa che si sente nel cuore di questo luogo. Secondo gli anziani, era una consuetudine comune riunirsi con le famiglie intorno a grandi tavolate per gustare la rustita (un altro delizioso piatto della nostra cucina fanese che consiste in pesce fresco arrostito e impanato nella mollica di pane), preparata con il pescato del giorno, in un'atmosfera allegra e spensierata. Questi ricordi sono spesso accompagnati da aneddoti divertenti di "animati dibattiti" tra i vari pescatori, sempre con un tono giocoso. Se vuoi ascoltare queste storie, ti consigliamo di fare un giro al vecchio porto, e poi venire a gustare un boccone al Darderi per condividere la tua esperienza con noi.
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